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DIETRO la BARRIERA

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HALLAH – JEWEH - THEOS

Quanti i modi di chiamare DIO, ma lo conosciamo bene?
Purtroppo dobbiamo dire di no. La nostra vita religiosa spesso è assai limitata: battezziamo i nostri figli, ci preoccupiamo della loro Prima Comunione, ci sposiamo in chiesa ... e poi?
Quale è il senso della nostra fede? E' vero che la Domenica è il giorno di maggior lavoro nel Circo, non sempre la chiesa è vicina alla piazza, e non c'è qua­si mai un cappellano che la domenica venga in circo ... ma tutto questo non potrebbe essere una scusa per dimenticarci di Dio? A volte parrebbe proprio di sì, perché nonostante il grande lavoro, se volessimo potremmo al­zarci una mezz'ora prima per andare alla Messa o almeno dedicare qualche minuto con la propria famiglia a pregare il Signore insieme. Non dobbiamo preoccuparci delle parole, il Signore Dio ascolta i nostri cuori.
Vi siete mai domandati quale responsabilità abbiamo di fronte a Dio per i nostri fratelli che vivono la nostra stessa vita nel Circo, ma sono di altre Religioni? Spesso sono loro a darci una lezione di religiosità. Quante volte abbiamo preso in giro i musulmani perché non mangiano certi tipi di carne, o perché in certi periodi dell'anno digiunano; eppure con il loro atteggiamento ci danno una lezione di attaccamento alla loro fede. E noi cosa facciamo per la nostra fede? Non dobbiamo pensare che i nostri operai sono «strani», dob­biamo invece riflettere sul fatto che forse siamo noi gli «strani» di fronte a loro, noi che diciamo di essere cristiani e poi facciamo poco o nulla per dimostrarlo. Noi sappiamo bene che non otteniamo nulla senza amore e sacrificio: così come amiamo il nostro lavoro e siamo capaci di tanti sacrifici per portare avanti la nostra « arte» e ne vediamo i risultati, così dobbiamo amare Dio, la Chiesa, la nostra fede ed essere capaci di qualche sacrificio per poterci dire veramente cristiani.

In Cammino, dicembre 1983